Con la fine dello stato d’emergenza fissata per il 31 marzo, si torna alla gestione ordinaria dello smart working. Cosa significa questo per le aziende? Facciamo il punto.

L’evoluzione dello smart working nel settore privato

Durante l’emergenza sanitaria da Covid19, lo smart working ha beneficiato di un trattamento semplificato, per venire incontro alle aziende ed ai lavoratori nella gestione di questa modalità lavorativa che in moltissimi casi è stata necessaria a causa della pandemia. Le aziende ne hanno potuto fare ricorso attraverso una decisione unilaterale comunicata al Ministero del Lavoro senza la necessità di allegare alcun accordo individuale con il lavoratore. Dal 1⁰ aprile, invece, sarà necessario redigere un contratto smart working tra impresa e lavoratore.

Il ricorso allo smart working, o lavoro agile, è più che raddoppiato rispetto al periodo pre-pandemico e si prevede che continuerà a svilupparsi, anche in forme ibride, quindi alternato a giornate trascorse in azienda.

Ma lo smart working non è stato soltanto una necessità delle aziende per continuare la loro attività. Si è rivelato uno strumento efficace anche per aumentare il benessere delle persone e della collettività. Ha migliorato la conciliazione tra il lavoro e la vita privata e portato ad una diminuzione delle emissioni di agenti inquinanti ed una maggiore vivibilità dei centri urbani, grazie alla riduzione degli spostamenti casa-lavoro.

Non sempre si è trattato di vero e proprio smart working, ma di telelavoro. Tuttavia la sua diffusione ha generato un forte impulso ad un’innovazione nei processi aziendali, agevolata dalle nuove tecnologie. Questo cambiamento però è più ampio e investe anche la ridefinizione dei rapporti di lavoro stessi, in un quadro di fiducia, autonomia e responsabilità condivise.

Oggi c’è la necessità di dare un indirizzo più chiaro e condiviso allo svolgimento del lavoro agile, pur nel rispetto della Legge 22 maggio 2017, n. 81 che lo disciplina. Per questo il governo, insieme con le parti sociali, ha discusso e redatto un Protocollo che fissa il quadro di riferimento per la corretta applicazione dello smart working  nel privato.

Il Protocollo Nazionale e le nuove regole smart working

Per rispondere alle grandi trasformazioni in corso, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha sottoscritto il “Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile” dopo un confronto con le parti sociali, aziende e sindacati. Come visto poc’anzi, questo documento suggerisce le linee guida per la redazione dell’accordo individuale di smart working.

Gli aspetti trattati sono numerosi e riguardano tra l’altro: la regolazione della disconnessione, le caratteristiche del luogo di lavoro, gli strumenti per lo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile, criteri e requisiti di sicurezza per i dati sensibili aziendali, formazione anche ma non esclusivamente per l’utilizzo degli strumenti tecnologici, protezione dei dati personali e riservatezza, salute e sicurezza sul lavoro, infortuni, ecc.

Rilievo è stato dato anche alla parità di trattamento e pari opportunità, che riguardano anche il diritto alle stesse forme di welfare aziendale per i lavoratori in smart working rispetto a coloro che svolgono le stesse mansioni all’interno dei locali aziendali. Le parti sociali si sono impegnate a sviluppare forme di supporto dell’attività di lavoro in modalità agile anche in ambito di genitorialità, inclusione e conciliazione vita-lavoro mediante misure di carattere economico e/o strumenti di welfare.

Consigli per come procedere con l’accordo smart working

Ci aspettiamo che l’istituto dello smart working continui ad evolvere, soprattutto in direzione di una maggiore semplificazione degli aspetti burocratici, a partire dalla comunicazione degli accordi individuali al Ministero, auspicata anche dalle parti sociali.

Le aziende, se non vogliono farsi trovare impreparate allo scadere dello stato d’emergenza, dovrebbero cominciare da subito a definire le regole di condotta a cui i lavoratori in smart working dovranno allinearsi, nell’ambito delle linee guida stabilite dal Protocollo nazionale, per non incorrere poi in pesanti sanzioni. Si possono trovare online numerosi fac simile del contratto di smart working, ma dovrebbero servire solamente per farsi un’idea di che cosa si tratta perché possono omettere aspetti importanti, dato che ogni azienda è una realtà a sé stante e per questo necessita di personalizzazione anche in questo tipo di accordi.

Per questo e perché si tratta di una materia complessa, che interessa numerosi aspetti a partire dal diritto alla disconnessione fino al trattamento dei dati e alla cyber security, è consigliabile farsi assistere da esperti in materia che sollevino il datore di lavoro dall’occuparsi di tutti gli aspetti legali e burocratici legati agli accordi individuali di smart working.

NoiWelfare Società Benefit propone un servizio ad hoc, lo Smart Working Lab, per supportare le aziende nella creazione ed implementazione di progetti di Smart Working, in modo rapida ed efficace, traendone il massimo risultato.