Siamo stati intervistati da Marco Ferraro per il programma “Story Time” che va in onda su Radio Italia 5 e Radio Canale Italia. Si tratta di un format che dà voce ai professionisti del territorio, per condividere e valorizzare le loro esperienze di fare impresa con passione.

Abbiamo raccontato brevemente il welfare aziendale e come noi svolgiamo il nostro lavoro, nell’ottica di poter fornire del materiale utile a quelle aziende che sono interessate al welfare ma lo conoscono poco e soprattutto non sanno bene a chi rivolgersi per implementarlo.

Di seguito la trascrizione dell’intervento di cui potete anche vedere il video

Noiwelfare Società Benefit è un progetto che nasce ufficialmente nel 2018, ma tra noi esiste una conoscenza reciproca ventennale. Come consulenti ci siamo resi conto della lacuna esistente in Italia per quanto riguarda la gestione delle politiche riferibili al welfare aziendale perché le aziende non avevano ben chiaro sia le problematiche che possono essere contrastate col welfare aziendale che le potenzialità di questo strumento. Noiwelfare Società Benefit nasce proprio con l’intento di colmare queste lacune e portare in azienda maggiore produttività e maggior attenzione alla gestione delle risorse umane.  

Perché Società Benefit? 

Ci siamo costituiti come Società Benefit perché il welfare aziendale si fonda sugli stessi valori che caratterizzano le Società Benefit e le BCorp, società di profitto con uno scopo anche di beneficio comune.  

Di cosa parliamo quando ci riferiamo al welfare aziendale? 

Per welfare aziendale intendiamo tutti i beni e servizi che un’azienda concede ai propri dipendenti per migliorarne la vita lavorativa e ottenere di conseguenza un maggior livello di produttiva. Soprattutto porre maggiore attenzione sulla conciliazione tra vita lavorativa e vita privata con l’obiettivo di migliorare il work-life balance. Le politiche di welfare aziendale incentivano questo approccio e gratificano i dipendenti in tal senso.  

Quanto è importante il benessere dei dipendenti? 

Il benessere dei dipendenti è importantissimo. Tutta la nostra attività di analisi, progettazione e realizzazione è dedicata a creare benessere all’interno non solo delle realtà aziendali ma di qualsiasi tipo di organizzazione sia di natura pubblica che privata. La politica riferita al mondo del lavoro si è evoluta sviluppando modelli organizzativi in cui il cosiddetto total rewarding, ossia la retribuzione generale dei dipendenti, non considera più solamente il guadagno monetario ma anche altri aspetti come ad esempio la formazione e la definizione di percorsi di carriera. Tra questi nuovi elementi esiste anche il welfare e più in generale il wellbeing ossia lo stare bene all’interno della propria realtà lavorativa. Tutto ciò va ad aumentare sia il benessere organizzativo che la produttività dell’azienda. 

In senso pratico, quali sono le metodologie che voi adottate per raggiungere questa condizione? 

Sicuramente la componente “ascolto” ha un ruolo fondamentale perché ogni azienda ha una storia da raccontare ed è inserita in un determinato territorio per cui per noi è indispensabile riuscire a dialogare con i titolari e con il management aziendale per capirne gli obiettivi e poterli così declinare all’interno dei regolamenti di welfare aziendale che non sono uno strumento spersonalizzato. Infatti proprio attraverso l’ascolto, riusciamo a migliorare le politiche di welfare aziendale che sono già in essere nell’azienda, oppure a introdurne di nuove, sempre con l’intento di raggiungere degli obiettivi di produttività

Ci sono delle tipologie di aziende specifiche che si rivolgono a voi o l’importante è che ci siano degli imprenditori “sensibili” al punto da potersi orientare ai vostri servizi? 

È fondamentale che la proprietà sia sensibile a questo argomento, al benessere dei propri dipendenti e dei loro familiari. Non abbiamo una tipologia specifica di azienda a cui ci rivolgiamo. Siamo trasversali sia per quanto riguarda la tipologia di azienda, che il territorio in cui è inserita e il suo numero di dipendenti, considerando sia le aziende più piccole che quelle con migliaia di dipendenti. Questo perché il welfare aziendale va bene per tutti ed è adattabile a tutti purché ci sia la giusta sensibilità da parte del management nei confronti dei propri collaboratori. 

Come possono le aziende rivolgersi a voi, come contattarvi? 

Abbiamo sede a Venezia, precisamente presso il Business Center in via Banchina dell’Azoto, 15 a Mestre, ma siamo presenti anche attraverso il nostro sito, abbiamo un magazine online che ci permette di dialogare con gli utenti e di far conoscere le novità che riguardano i piani di welfare aziendale, aiutando a comprendere meglio il welfare aziendale. Inoltre c’è la pagina LinkedIn che è aggiornata quotidianamente. 

Quando una ditta si affaccia alle vostre porte, segue una sorta di colloquio? Come funziona il primo contatto? 

Le nostre soluzioni sono molto customizzate, orientate alle necessità e agli obiettivi delle aziende. Per questo abbiamo impostato una metodologia di lavoro ben specifica che comincia con una prima analisi dei fabbisogni dell’azienda, confrontandoci col diretto referente per definire necessità e obiettivi. Lo step successivo è fare una sorta di studio di fattibilità per capire se l’esigenza dell’azienda può essere implementata in opera. Dopodiché c’è la messa a terra del piano di welfare, ossia la sua realizzazione, che include aspetti come la definizione dei regolamenti aziendali e l’incontro con le parti sindacali. Quando il piano di welfare diventa operativo, si passa alla fase successiva che consiste nel suo monitoraggio. Più che piano ci piace definirlo il “percorso” di welfare, proprio perché si tratta di un processo dinamico nel tempo. Col monitoraggio, infatti, capiamo se stiamo andando nella giusta direzione per raggiungere gli obiettivi che l’azienda si è prefissata per il benessere dei dipendenti e se necessario facciamo le modifiche e gli aggiustamenti del caso. 

Quindi, dopo la messa in opera, c’è continuità. Si può parlare di tempistiche o continuità che deve prolungarsi nel tempo come una sorta di sodalizio? Dopotutto, se esiste un servizio che incide molto sulla produttività del dipendente, perché non dargli credito? 

L’orizzonte temporale per un buon piano di welfare potrebbe essere dai 2 ai 3 anni. Già in questo lasso di tempo riusciamo a monitorare le nostre politiche di welfare aziendale e misurarne l’impatto nella società, in questo caso nelle aziende. Il monitoraggio è per noi fondamentale perché ci permette di ritarare di anno in anno le politiche di welfare, sempre all’interno di un regolamento di welfare aziendale.