Un team di lavoro in salute, sia fisica che mentale, rappresenta un valore per ogni azienda e permette maggiori livelli di competitività e sostenibilità. Sembra un ragionamento ovvio, ma non sempre abbracciato dalle imprese. Ecco tutti i dati.

La salute come patrimonio d’impresa e sociale

Quando parliamo di salute dei lavoratori, non ci riferiamo agli obblighi di legge in tema di sicurezza per prevenire infortuni e malattie professionali. Quella è una condizione di base, ma sappiamo che la salute non è solamente assenza di malattie, ma lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale di una persona (Organizzazione Mondiale della Sanità).

Vogliamo porre l‘accento sugli aspetti legati al benessere mentale dei dipendenti, perché stanno assumendo sempre più un ruolo essenziale nelle dinamiche aziendali e sociali. I disturbi psicologici, come ansia e depressione, sono tra le prime cause di assenteismo e bassa produttività denunciati dalle aziende. Possono essere causati da un ambiente di lavoro stressante o da un carico di lavoro eccessivo. Così come da fattori esterni all’azienda, legati alla vita familiare del dipendente ma che hanno un impatto altrettanto negativo sulla sua performance lavorativa.

La salute è una risorsa della collettività e non solo un bene del singolo individuo. L’ISTAT l’ha inclusa nella definizione di “benessere ecosostenibile”, un concetto che sottolinea l’importanza di considerare non solo la prosperità economica, ma anche la qualità della vita e quindi la salute, anche mentale, nella valutazione del benessere di una società.

Disturbi quali ansia e depressione vengono anche identificati come DMC, ossia disturbi mentali comuni, il che ne sottolinea l’ampia diffusione: sono infatti in costante aumento negli ultimi 10 anni, soprattutto tra le generazioni più giovani. La stessa OMS ha incluso la depressione tra le priorità per la sanità in quanto è la seconda maggior causa di disabilità nei paesi occidentali, con un trend in crescita, tanto che si prevede diventerà la patologia più diffusa nel 2030 e prima causa di mortalità, in quanto è associata ad un aumentato rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e cerebrovascolari*.

D’altronde, i costi a livello sociale ed economico dei disturbi d’ansia e depressivi sono molteplici. Non solo costi diretti, che pesano sul Sistema Sanitario Nazionale, ma anche costi indiretti legati alla minore produttività. Il motivo? non solo le ore di lavoro perse in caso di assenza, ma anche quei casi di lavoratori che, pur avendo questi disturbi, si presentano al lavoro ma sono incapaci di concentrarsi, hanno scarsa memoria, senso di fatica, nervosismo, dolori fisici e difficoltà nel prendere decisioni e nel risolvere i problemi. Si tratta del cosiddetto “presenzialismo”, ovvero la presenza sul luogo di lavoro in condizioni di salute non ottimali: un fenomeno che secondo alcune stime potrebbe avere costi anche cinque volte superiori a quelli dell’assenteismo vero e proprio.

Basti pensare che il costo annuo nazionale, in termini di ore lavorative perse a causa della depressione, è di circa 4 miliardi per la fascia d’età più colpita, ovvero quella tra i 51 e i 60 anni. Per non parlare dell’impatto sociale, ovvero della popolazione che anche indirettamente risente di questo disturbo. In Italia si stima interessi circa 4-5 milioni di persone, considerando che almeno 2 o 3 familiari di ciascun paziente vengono coinvolti loro malgrado.

Un aiuto al benessere mentale dei lavoratori dal welfare aziendale

Le aziende hanno un ruolo chiave nella gestione di queste problematiche e nel valorizzare la responsabilità sociale dell’impresa. Per promuovere il benessere mentale dei lavoratori possono intervenire sugli aspetti che influiscono sul senso di benessere fisico e psicosociale e attuare iniziative per migliorare il clima aziendale quali, ad esempio:

  • la riduzione al minimo dei lavori ripetitivi;
  • la formazione, per rendere le persone fiduciose nelle proprie capacità di gestire i compiti affidati loro;
  • l’equità nella ripartizione di premi, promozioni e opportunità di carriera;
  • la promozione della parità di genere;
  • il coinvolgimento dei lavoratori nei processi decisionali e organizzativi;
  • favorire una buona comunicazione.

A queste buone pratiche si aggiungono gli strumenti di welfare aziendale dedicati alla salute dei dipendenti, soprattutto in ambito preventivo, quali:

  • terapie psicologiche come psicoterapia ma anche consulenza e sostegno psicologico;
  • check up annuali e altre forme di prevenzione come programmi di screening oncologici;
  • cure odontoiatriche;
  • supporto nei casi di patologie croniche;
  • servizi specifici per la maternità;
  • assistenza infermieristica domiciliare;
  • assistenza sanitaria integrativa; 
  • assicurazione sanitaria aziendale.

Ricordiamo che il welfare aziendale è nato con l’obiettivo di promuovere il benessere dei lavoratori, sia fisico che mentale, e delle loro famiglie. Un’attenzione agli aspetti sanitari del welfare si ripercuote in maniera positiva anche sulle aziende e sulla società, prevenendo maggiori spese per l’assistenza e la cura di malattie croniche o a lungo termine.  

I vantaggi che le aziende possono trarre dall’avere lavoratori in salute sono diversi, tra cui:

  • Maggiore produttività e rendimento del lavoro, poiché i dipendenti più sani sono più energici e concentrati
  • Riduzione dei costi associati all’assenza dal lavoro, infortuni o malattie.
  • Minore turnover del personale, poiché i dipendenti soddisfatti e in salute sono più propensi a rimanere presso l’azienda.
  • Immagine positiva dell’azienda, poiché un ambiente di lavoro sano e sicuro è considerato un elemento prioritario per il benessere dei dipendenti.
  • Miglioramento del morale e della motivazione del personale, poiché i dipendenti sani e felici sono più produttivi e collaborativi.

Quindi, la produttività e la competitività di un’azienda dipendono anche da una forza lavoro in salute. Attraverso una fase di analisi per definire problematiche interne all’azienda e priorità, e una fase di progettazione, un consulente di welfare aziendale può creare un piano di welfare specifico per raggiungere un maggior benessere dei lavoratori e al contempo gli obiettivi dell’azienda. Perché a fronte di un investimento esentasse dell’impresa verso la salute dei dipendenti, il ritorno è ben maggiore, a livello di salute, soddisfazione, produttività e competitività. 

* Fonte: https://www.stateofmind.it/2022/07/consensus-conference-05/