Una sempre maggior attenzione alla propria salute ed al proprio benessere da parte dei lavoratori e una crescente difficoltà a reperire figure professionali da parte delle imprese. È quanto emerge da recenti studi, e che ci spinge a fare delle considerazioni su come affrontare questa situazione.

Il mercato del lavoro in Italia a marzo 2022

Il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere, in accordo con l’ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro), svolge mensilmente un’indagine per rilevare i programmi occupazionali delle imprese evidenziando i profili professionali e i livelli di istruzione richiesti. L’analisi Excelsior di marzo 2022 mostra una ricerca da parte delle aziende italiane di 359.000 figure di vario livello (di cui il 28% giovani fino a 29 anni) con una difficoltà media nel loro reperimento del 41% (nello specifico è del 58,4% per gli operai specializzati, 56,1% per i dirigenti, 48,0% per le professioni tecniche e 44,1% per le professioni intellettuali e scientifiche).

Il trend di questo tasso è in crescita, del 13% rispetto a febbraio e del 23% circa rispetto ad un anno fa.

Per tutte le figure, con diversa scolarizzazione e specializzazione, la carenza lamentata dalle aziende è dovuta principalmente ad una mancanza di candidati mentre ad incontrare le maggiori difficoltà di reperimento sono le imprese delle regioni del Nord Est (sono difficili da reperire il 46,9% delle figure ricercate).

Un’altra interessante ricerca che ci offre uno spaccato sul mercato del lavoro, è il Work Trend Index 2022 di Microsoft che include dati sull’Italia. Ciò che emerge è che, dopo due anni di pandemia, la scala dei valori dei dipendenti è cambiata rispetto al passato. Il 54% degli italiani sono ora più propensi a dare priorità alla propria salute e al proprio benessere rispetto al lavoro.

Inoltre, il 37% dei lavoratori dichiara che probabilmente prenderà in considerazione un nuovo lavoro nel prossimo anno (a livello globale è il 43%). Un fenomeno che interessa soprattutto le fasce più giovani: il 49% della Gen Z e dei Millennials italiani, dato in crescita rispetto al 46% che affermava lo stesso nel 2021.

Non siamo di fronte ad un fenomeno massiccio come quello USA della Great Resignation, ma esistono comunque sufficienti dati per comprendere che, di fronte ad un’evidente evoluzione della società, anche le aziende si devono adattare per rimanere competitive.

Talent attraction: le nuove sfide per la competitività delle aziende

In una situazione come quella evidenziata dall’indagine Excelsior, la capacità delle aziende di attrarre e trattenere figure professionali di talento, diventa un requisito indispensabile per la loro competitività. Come fare per ottenere questo risultato? Non esiste una ricetta magica valida per tutte, ma vogliamo proporvi degli spunti che ogni impresa dovrebbe scegliere e adattare in base alla propria realtà. Partendo però da un primo passo indispensabile per prosperare sul lungo termine: una nuova cultura aziendale.

Oggi più che mai è importante valorizzare il capitale umano, gli stessi individui lo stanno facendo e questa stessa aspettativa è posta sulle aziende, specialmente dai giovani. Organizzazioni con strutture gerarchiche rigide basate sul controllo sono anacronistiche e non efficaci. La nuova cultura del lavoro deve prevedere collaborazione basata sulla fiducia, obiettivi condivisi per aumentare motivazione e senso di appartenenza dei collaboratori alla realtà aziendale e la loro responsabilizzazione.

Quindi, gli strumenti a disposizione delle aziende per migliorare il benessere psicofisico dei propri collaboratori sono diverse, a partire dal welfare aziendale.

Il welfare aziendale per una nuova cultura del lavoro

Il welfare aziendale è una materia ampia che sta diffondendosi sempre più e sempre più incontra i favori delle aziende e dei lavoratori. Il paniere di beni e servizi che rientrano sotto il suo ombrello sono ben più vari rispetto ai più conosciuti buoni pasto e benzina, ma tutti riflettono il principio per cui il welfare aziendale è nato: aumentare il benessere dei lavoratori. Attraverso importanti agevolazioni finanziarie, le aziende possono avvalersi di questo strumento per accrescere il benessere dei loro dipendenti e delle loro famiglie, tramite un aumento del potere di spesa, maggiore flessibilità lavorativa e miglior work-life balance.

Il welfare aziendale si traduce in benefit economici (per i lavoratori, le loro famiglie ed il territorio), flessibilità lavorativa (ad esempio con lo smart working), formazione, valorizzazione delle persone, attenzione alla loro salute (con assistenza sanitaria complementare), un ambiente di lavoro più motivante e stimolante (utile in questo senso partire dall’analisi del clima aziendale).

I vantaggi del welfare aziendale sono notevoli: maggior produttività, miglior clima lavorativo, diminuzione del turnover e dell’assenteismo, maggior capacità di attrarre e trattenere i migliori talenti. Eravamo partiti proprio da questa considerazione. Oggigiorno la sola retribuzione non è più sufficiente per contrattazioni di lavoro e un’azienda che vuole essere attrattiva per le figure professionali di suo interesse deve saper offrire di più, sia a livello di benefit che di maggiore flessibilità lavorativa.

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