Sulla scia dei Benefit Talk e della Terza Giornata Nazionale delle Società Benefit tenutasi a Roma e Milano il 2 e 3 dicembre scorsi, NoiWelfare Società Benefit intervista il Direttore di Assobenefit, Raul Caruso, che dà il suo punto di vista sul Welfare Aziendale e sul suo ruolo strategico per tutte le Società Benefit.

  1. Assobenefit ha organizzato la nuova iniziativa “Benefit Talk” per parlare delle best practice degli associati in diversi ambiti di esperienza cari ai principi delle Società Benefit. Qual è stata l’esigenza a cui avete risposto con questa iniziativa? 

Le Società Benefit sono tenute per legge a redigere annualmente una relazione d’impatto, ma questa esigenza che deriva dalla norma, seppure molto importante, è il momento finale di elaborazione di un percorso. Ogni società, in base alla propria sensibilità, cultura, storia, individua uno o più benefici comuni che desidera perseguire. Il beneficio comune, che è un principio dinamico in continua evoluzione, va alimentato e per fare questo bisogna analizzarlo in profondità, parlando delle dimensioni benefit che portano alla sua realizzazione. Abbiamo pensato che il modo migliore per farlo fosse quello di chiedere alle stesse aziende associate di raccontare e condividere le proprie, ottenendo così un doppio risultato: quello di rendere più chiare queste dimensioni per la loro stessa organizzazione, ma anche di contribuire ad un arricchimento reciproco attraverso il confronto sulle diverse dimensioni che compongono il beneficio comune, ancor prima di arrivare alla relazione d’impatto.

  1. I Benefit Talk sono stati inaugurati con una discussione dedicata al Welfare Aziendale. Perché avete scelto questo come primo argomento?

Parlare di Welfare Aziendale nella prima Benefit Talk non è stato casuale, ma una scelta ben precisa. Rispecchia la consapevolezza che per le imprese italiane si apre una stagione molto difficile e crediamo che la dimensione benefit più rilevante sarà il rapporto con il mondo del lavoro, ovvero come le aziende creano opportunità e progetti di welfare per i lavoratori.  Una giusta attenzione a come viene gestito il personale ma anche l’azienda stessa. Il beneficio comune è un concetto molto ampio e ne fanno parte anche altre dimensioni benefit, come quella dell’impatto energetico, di cui si parla quotidianamente. Ma noi abbiamo voluto sottolineare che tutto parte innanzitutto dalle persone e per questo abbiamo preferito il tema del Welfare Aziendale.

  1. Quali azioni concrete possono fare le Società Benefit per mettere in pratica un principio fondamentale quale è la cura dei lavoratori?

Condivido l’esperienza che abbiamo fatto lo scorso anno, quando iniziava la pandemia. Chiedemmo ad alcune delle nostre associate come la stavano affrontando e pubblicammo sul sito le risposte che ci mandarono. L’esito fu molto interessante perché tutti ci dicevano che stavano intraprendendo delle azioni a supporto dei lavoratori. Si trattava di ripensare gli orari di lavoro dando loro maggiore flessibilità, offrire forme di coaching, a volte di supporto psicologico. Ma anche di ospitare attività ludiche negli spazi virtuali dell’azienda, mettendo a disposizione la piattaforma aziendale per attività non lavorative, ricreative e culturali in generale, e incontri liberi.  Era un periodo molto difficile in cui anche conciliare forme di smart working con una situazione di lock down per l’intera famiglia, era una sfida. Ma ciò che ci ha maggiormente colpito è che tutte queste azioni a supporto dei lavoratori partivano dall’ascolto. Infatti, il management delle Società Benefit, prima di proporre delle misure, si era posto in ascolto dei collaboratori, delle loro esigenze e di quelle delle loro famiglie, facendo lo sforzo di offrire qualcosa che fosse il più possibile attento alle loro richieste e in un qualche modo standardizzato. In un certo senso, il lock down aveva amplificato le differenze che normalmente ci sono tra le famiglie ma che, nel momento in cui il lavoratore si trova in azienda con i colleghi, si annullano perché si condivide un ambiente comune, abitudini comuni, così come strumenti messi a disposizione per tutti dall’azienda. Prendendo spunto da questa esperienza, direi quindi che per costruire un insieme di pratiche e azioni a favore dei lavoratori, l’approccio più “benefit” sia quello di concedersi innanzitutto un momento di ascolto in cui l’azienda cerca di comprendere la grande eterogeneità delle esigenze dei propri collaboratori per poi creare una proposta.

  1. Come pensa che il Welfare Aziendale si integri nel pensiero e nell’operatività delle Società Benefit?

Il Welfare Aziendale si integra perché, come dimensione benefit, è un elemento fondante della strategia aziendale. Nella strategia aziendale a 360 gradi includiamo non solo le strategie di vendita, di fornitura, ecc. ma anche i lavoratori e il loro benessere. La dimensione benefit Welfare Aziendale diventa così un asset strategico per la competitività delle Società Benefit. Non si tratta di qualcosa di ancillare o accessorio rispetto all’operatività aziendale, ma di un elemento fondante della strategia aziendale, con pari importanza rispetto agli altri.

  1. Quali considerazioni vorrebbe fare sulle attività dell’Associazione svolte finora?

In questo momento, in cui il tema delle Società Benefit sta diventando un po’ di moda, riteniamo importante per l’Associazione continuare a privilegiare profondità e spessore nell’affrontare i vari temi, con un approccio non convenzionale. Cosa significa non convenzionale? Faccio l’esempio dei Benefit Talk: il tema della relazione d’impatto è molto importante e sentito, ma ciò che noi cerchiamo di fare, è di analizzare anche ciò che viene prima, gli elementi da cui si genera tutto il resto, ossia le dimensioni benefit. Un tema di larga diffusione non deve diventare banale, per questo dobbiamo continuare l’approfondimento di tutti gli aspetti benefit: cultura, ricerca, punti interrogativi di vario tipo dal manageriale, all’economico, al normativo rispetto alle Società Benefit.

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